Il balletto, su musiche di Pëtr Il’c Cajkovskij arrangiate e orchestrate da Kurt-Heinze Stolze, è ispirato all’omonimo romanzo in versi di Aleksandr Puškin che Cranko rivisitò nel 1965.
È la storia di un giovane aristocratico annoiato dalla vita che si lascia sfuggire quello che troppo tardi riconoscerà come il vero grande amore.
Oltre a essere una delle più riuscite opere del coreografo britannico questo balletto può, secondo alcuni critici, essere considerato il suo capolavoro.
John Cranko, coreografo emblematico del secondo dopoguerra, è senza dubbio un maestro di innovazione e un precursore del balletto contemporaneo.
Espressività nuda e pura, senza forzature, ma senza negare gli insegnamenti della classicità, sono i punti di forza della sua poetica della danza e Onegin ne è una sorta di summa coreografica.
Il balletto di Cranko ricostruisce delicatamente i travagli interiori dei personaggi: i passi a due fra Tatjana e Onegin sono veri e propri affreschi psicologici. Se prima è Tatjana a sognare la corrispondenza appassionata e passionale di Onegin in sogno (il quale però danza per davvero, in una delle scene di più difficile interpretazione del repertorio maschile), alla fine è Onegin a guidare un disperato assalto ai sentimenti di Tatjana, che però non può concedergli altro se non un’amara constatazione e il rimpianto del tempo perduto per sempre.
Arroganza, spensieratezza, amore, disillusione. Una tempesta di emozioni malinconiche, un mosaico affettivo tipicamente russo che mescola cinicamente vita e morte, speranza e fatalismo.
Ecco alcune foto di coppie che hanno interpretato Onegin tra quelle che potete trovare su Google Arts & Culture La Scala.